MICHELE PUGLIA
presenta
MICHELE
PSELLO
IL
TRATTATO DELLE
ENERGIE DEI DIAVOLI
E
CONTRO I MANICHEI,
EUCHITI, ENTUSIASTI
E ALTRI ERETICI DEMONIACI
(1573-2019)
I |
l
trattato “Περί
ενεργείας
δαιμόνον” (Intorno alla operosità dei
diavoli) del
celebre umanista bizantino Michele-Costantino Psello (*) (1018-1086?), dell’
XImo secolo (predecessore dei nostri umanisti v. I mille anni dell’impero
bizantino ecc. Capp. VII/3 e VIII/1), era stato tradotto in latino da Marsilio
Ficino (dal quale però mancava la parte degli eretici).
Alterato,
mutilato e corrotto era stato tradotto in latino dal teologo F. Feu-ardant, e
in francese dai fratelli P. G., Cordelieri (1573), poi nuovamente tradotto (*)
e curato da Pierre Moreau Touranio, della Biblioteca di M.
Saint’André e dato alle stampe dal Moreau nel 1576, con il titolo
“Traicté par dialogue de
l’operation des diables. Contre les manichiens, euchites & autres
heretiques demoniaques, Traduit du grec de Michel Pselle, Poete &
Philosophe grec”, testo messo a disposizione, come tanti altri testi
antichi, dalla benemerita Biblioteque Nazionale Francais (v. in Recensioni: La
grande biblioteca virtuale di Google che di recente ha cambiato orientamento in
quanto, con difficoltà consente di scaricarli!).
Il testo è impostato nella forma del dialogo tra due personaggi: il monaco Timoteo e il Capitano di Tracia, inquisitore della fede.
“L'occasione di
questo dialogo” – recita
il testo del I Cap. (**) – “è
data da alcune eresie dette degli euchiti o entusiasti, la cui conoscenza, per
le persone buone, sono da considerare pericolose, come le droghe velenose e mortali per i medici”.
L’inizio del dialogo è preceduto dai convenevoli che
corrono tra i due personaggi: Il
Capitano-inquisitore della fede, esperto in diavoli [nell’originale greco indicato come il
Trace, reso da Psello alquanto
saccente, sulle cui veridicità
sorgono molti dubbi!], dopo un periodo di due anni di assenza da Costantinopoli
incontra il monaco Timoteo che gli
chiede per quale motivo e per quali faccende aveva intrapreso un sì
lungo viaggio dalla Tracia.
Il Capitano [che fa sempre pesare le sue risposte!] gli risponde che “per soddisfare i suoi desideri occorrerebbe
fare un discorso più lungo
di quello che gli avrebbe potuto permettere quell'ora dell’incontro”;
sulle insistenze di Timoteo, egli dice “di esser costretto a una lunga narrazione, come si diceva dell'apologo
di Alcino, se avesse dovuto raccontare tutte le traversie in cui era incorso e
aveva sofferto in compagnia di certi furfanti eretici chiamati normalmente
euchiti o entusiasti, e chiedeva a Timoteo se ne avesse sentito parlare”.
Timoteo rispondeva: “Di
aver ben sentito di certi apostati, nemici di Dio, a buon diritto detestabili,
i quali convivono in mezzo a noi che siamo come moneta di Dio”; ma
quanto al contenuto della loro eresia, dei loro costumi e leggi, si faceva
riferimento a ciò che essi avevano fatto e detto e lui ne sapeva ancora
poco: “Vi prego quindi di
raccontarmi tutto ciò che sapete, gratificandomi così della
vostra antica amicizia, certo di essere vostro amico”.
Il Capitano si schernisce ancora: “Vi prego Timoteo, lasciatemi in pace perché il cervello mi girerebbe
nella testa se volessi raccontare opinioni tanto esecrabili e opere tanto
diaboliche; quanto al vostro rispetto, voi non avrete grande convenienza a udire tali
insulsaggini”.
Nell’apprestarsi a parlare, per dar loro maggior peso, il
Capitano precisava: “le parole,
come dicono i simonidi [Simonide
di Ceo,
556 c.a – 468 c.a], sono l’immagine e
il ritratto delle cose”.
Esauriti
i convenevoli, ha inizio il dialogo che si divide in due parti; la prima
riguarda l’eresia, gli eretici euchiti e i loro abominevoli riti [una nota del testo riferisce che il
particolare orgiastico che avveniva dopo lo spengimento delle candele, era stato indicato da Enea Silvio [
papa Pio II
nella sua Storia della Boemia, praticato dagli
ussiti boemi] e comprende i primi sei capitoli; l’argomento della
seconda parte dal settimo al ventiquattresimo capitolo, riguarda i diavoli e le
loro singolarità.
Infine,
troviamo un terzo personaggio di riferimento, esperto in diavoli: il monaco Marco [personificazione
di Psello],
fratello del Capitano [che gli fa da spalla,
come si dice in gergo teatrale, alla cui autorità il fratello Capitano
ricorre per dare valore alle sue
fantastiche elucubrazioni sui diavoli, in parte riprese dai racconti
altrettanto fantastici dei Vangeli], dal quale egli era stato informato,
in quanto Marco, durante la sua gioventù, a suo dire, li aveva
frequentati per lungo tempo [ma pecca in credibilità!], per poi abiurarli, abbracciando la
religione e facendosi frate.
Fatte queste premesse passiamo al secondo capitolo sulle
differenze tra euchiti e manichei.
*) Detto il giovane
mentre Michele Psello il vecchio era l’autore del trattato “Sulla
virtù delle pietre”.
**) Il testo
originale è in unica stesura e non è diviso in capitoli,
né porta i titoli per ciascun capitolo.
***) Nonostante i diversi
rimaneggiamenti, per la ricostruzione di alcuni periodi di non facile ermeneutica
per la loro giusta impostazione si son dovuti fare voli pindarici, ma ci
auguriamo di essere in qualche modo riusciti a dar loro il giusto senso.
CAP.
II
L’eresia degli euchiti non differisce in niente da quella
dei manichei, se non che
questi stabiliscono
due principi all'origine di tutte le cose
e gli euchiti ne
indicano tre.
Q |
uesta maledetta e disgraziata eresia ha avuto inizio con Manes
capo dei manichei e come da una fonte puzzolente, questi maledetti euchiti hanno dedotto o estratto tutta la
pluralità dei loro principi.
Ora, questi maledetti dannati manichei sostengono due principi per tutte le cose che
contraddicono e oppongono un Dio all'altro. il creatore dei vizi e del male, al
creatore del bene, il principe di tutti i peccati che si fanno sulla terra e il
buon principe del cielo; ma questi diavoli di euchiti hanno ancora aggiunto un
terzo principe, perché essi dicono di avere un padre e due giovani
principi, uno più vecchio e
l’altro più giovane.
Essi attribuiscono al padre quelle cose che sono solamente al di
sopra del mondo e al giovane, nato successivamente, le cose celesti; al giovane
primogenito, il governo delle cose
mondane e temporanee.
Ciò
non differisce in niente dalla favola e finzione dei poeti pagani come appare dal
versetto “tutto questo universo fu
diviso in tre parti”; ora questo sudiciume e marciume nel loro
intendimento, per appoggiare la loro eresia, dopo aver supposto una base
così putrida, tra di loro sono concordi su di essa [sulla
tripartizione].
Quanto al resto vi sono
tre diverse opinioni. Intanto, gli uni adorano i due giovani, in quanto,
dicono, sebbene differenti, è possibile adorarli tutti due come coloro
che per essere usciti dallo stesso padre, si potranno ricongiungere in futuro.
Gli altri adorano il più giovane come principe della parte migliore e
sovrana e ciò senza disonorare il più vecchio; tuttavia, essi si
guardano da lui come di colui che li potrà nuocere.
Gli altri che sono i più malvagi tra di loro, abbandonano
completamente il celeste e credono solamente al terrestre Satanaki che
onorano con i più bei nomi
e con titoli eccellenti,
chiamandolo il primo nato dal padre, creatore mortale e pernicioso, degli
alberi, erbe, bestie, e altri corpi composti e per fargli ancora più
grande onore, elah, buon Dio!, quante ingiurie mandano contro i celesti!
Essi dicono che egli è accidioso e con gran torto egli
invia a suo fratello (che tuttavia governa molto bene ciò che è
sulla terra) e che, crepato di dispetto, invia terremoti di terra, pestilenze e
carestie. Per questo motivo essi li maledicono con tutte le forze e gli mandano
le più gravi maledizioni che
essi conoscano.
Cap.
III
Perché gli euchiti dicono che Satanaki sia figlio di Dio
e che Satanaki sia l’autore di tutte le eresie
e sono così ciechi sulle loro faccende che non
si rendono conto di
essere il gioco e
il passatempo dei
diavoli.
T |
IMOTEO. domanda: Per quale ragione, capitano, sono persuasi e
credono e confessano che Satanaki sia figlio di Dio? Dal momento che i divini
oracoli e profezie, come testimoniano in tutti i modi le sante scritture, vi
è un solo figlio? Che san Giovanni, che riposa sul petto del Salvatore,
come scritto nei sacri Vangeli, parlando del Dio Verbo, lo glorifica come unico figlio proveniente dal padre.
In che modo possono essere caduti in sì grave errore?
CAPITANO. Che altro, Timoteo, se non che il principe della
menzogna si vanta egli stesso in questo modo, abusando degli spiriti e
intendimenti di queste grosse pecore. Perché chi si vanta di mettere la
sua sede al disopra delle nuvole e che sarà somigliante
all’altissimo, per questa causa è caduto e divenuto tenebre: quello stesso apparendo a
questi poveri abusati, gli dice essere figlio di Dio e creatore di tutte le
cose che sono sulla terra e che fa tutto ciò che vi è al mondo, a
suo piacere e per tale e tanta sottile scaltrezza si insinua nei cuori di
ciascuno di essi; egli inganna così
questi poveri tangheri ed
ebeti che piuttosto dovranno
(considerando in sé stessi che questo bel Satanaki è uno
sventato principe di menzogne) essi dovranno, dico io, farsi beffe o fare le
beffe a questo gentile e sfrontato seduttore. Ma essi non fanno questo, essi
credono a tutto ciò che si dice loro e la loro testa è sbattuta qua e là come quella dei buoi.
Dio! Avrebbero potuto in poco tempo scoprire
questo mentitore, venditore di false gemme. Perché se essi avessero
chiesto l’effetto e l’esecuzione di tante belle e mirifiche
promesse, essi non avrebbero trovato altro di lui, se non che somiglia
all’asino di Cuma, vestito con la pelle del leone, che invece di ruggire
scopre egli stesso di ragliare.
Ma, come un cieco e un sordo, del tutto privo di ogni buon
intendimento, non riconoscono un solo Creatore per l’alleanza e mutuo
accordo delle cose che sono; e non intendendo ciò che dice e attesta la
stessa santa scrittura, disapprovano così al livello di raziocinio e non
considerano che se vi fossero due diversi creatori di tutte le cose esistenti,
tutte le cose del mondo non sarebbero congiunte né legate le une alle
altre in così bell’ordine, armonia e unione.
Che dire di
più: gli asini e i buoi, come dice il profeta Isaia, non ignorano
la mangiatoia, né il padrone o pastore che li ha nutriti. Ma costoro
hanno abbandonato il loro Signore scegliendo il loro Dio, la più vile e
ignominiosa creatura che vi sia; di modo che somigliando a piccoli moscerini,
essi stessi abbrustoliscono e cuociono nel fuoco che è preparato per il
loro Dio, vale a dire il diavolo Satanaki e tutti i suoi confratelli apostati.
CAP. IV
Le abominevoli oscenità che osservano gli euchiti
in alcune cerimonie in cui mescolano
e inzuppano materia
fecale nelle loro vivande
e beveraggi prima di assaggiarli.
T |
IMOTEO. Ora, quale utile essi hanno nell’abiurare il
servizio divino dei loro padri, per correre a briglia sciolta verso una
manifesta e indubitabile rovina e perdizione?
CAPITANO. Io non so bene cosa guadagnano, io credo niente.
Perché ben che i diavoli promettono di dare oro e argento,
proprietà, onori e dignità, vedi che essi non hanno niente in
loro potere.
Troppo spesso hanno continue apparizioni, secondo le loro
supposizioni giurate, io non so
quali fantasmi o illusioni e falsi miracoli che questi furfanti maledetti da
Dio chiamano Teopti, vale a dire
visioni di Dio.
Dei quali se qualcuno vuole essere spettatore, helà!
helà!, quante bassezze, quanti esecrabili abomini sono commessi.
Perché essi riprovano e rigettano come forsennati, tutte le dottrine che
noi riteniamo buone e cattoliche e tutte le opere di misericordia.
Che
dire di più? Essi aboliscono e mettono sotto i piedi le stesse leggi
naturali e chi volesse vedere per iscritto tali furfanterie e abomini, io non
conosco uomo che abbia il coraggio di scriverle e [tra di essi]
non vi è un solo
Archiloco [poeta greco 680-640, c.ca], ma il loro linguaggio è
ricoperto di ingiurie e esecrazioni. Io penso tuttavia che se il bruto non
esce dal seminato,
egli ricuserà di scrivere e menzionare le orge o sacrifici tanto
esecrabili e abominevoli che non
hanno luogo né tra i greci né tra i barbari.
Perché in qual luogo, vi prego, in qual tempo, da chi si
è udito e inteso che l’uomo che è un animale venerabile e
sacro, possa gustare di alcuni escrementi sia umidi sia secchi? Secondo il mio
parere le bestie, le più truci e selvagge del mondo, non oserebbero
farlo. E tuttavia questi diavoli dannati li gustano all’inizio dei loro
abominevoli sabba.
TIMOTEO. Per qual
motivo, mio capitano?
CAPITANO. Quanto è dei loro esecrabili sacrifici, amico
mio, io riferisco ciò che essi fanno. Quanto a me, per diverse volte li
ho interrogati, ma essi non mi hanno dato altra risposta se non che i diavoli
sono molto familiari e affabili verso coloro che partecipano alla comunione di
tale spazzatura. E su questo argomento non mi sembra di non essere stato sincero.
Benché su tutto il resto essi non sanno dire un solo briciolo di
verità. Perché essi non hanno un pezzo più ghiotto al
gusto di questi spiriti maligni, da soccombere e precipitare in tali e tanto
fetidi abomini; gli uomini ai quali
essi recano fastidio sono quelli che essi vedono fregiati e nobilitati
dall’immagine di Dio.
Ecco l’effetto e il compimento della loro ignorante
bestialità che non solamente è comune ai capi e principali autori
della loro eresia, che essi osano troppo imprudentemente chiamare apostoli o
anche euchiti o gnosti. Quanto ai loro sacrifici mistici o Verbo di Dio, che ci
liberino dal male, con quali parole ci si può esprimere?
Da parte mia, vi giuro per la santa vergogna, che ho vergogna di
dire o profferire una sola parola nella mia lingua; molto volentieri me ne
asterrò, assolutamente. Ma, poiché mi avete prevenuto e
anticipato di pregare, amico Timoteo e ottenuto il mio consenso, ne
parlerò un poco, tralasciando tutte le più oscene
atrocità, di modo che non sembri che io voglia metterli come su un
patibolo per trattare qualche sanguinosa tragedia.
CAP. V
Discorso del sacrificio mistico degli euchiti
che consiste in un bambino concepito
nell’incesto che essi fanno bruciare e
prelevando le ceneri le
inzuppano nel suo sangue
conservato in alcune fiale.
A |
lla sera, allorquando giunge l’ora illuminata dai ceri e
noi celebriamo la salutare passione di nostro signore Gesù Cristo, essi
si riuniscono in qualche luogo a ciò destinato con le loro figlie
istruite nel loro catechismo; poi si spengono le candele in modo che la luce
non sia testimone dei loro abomini e lascivamente si gettano su di esse che
cadono nelle mani del primo che arriva, sia essa sua sorella o sua figlia.
Perché la loro opinione
è che essi compiono cose molto gradite e piacevoli ai diavoli e che
trasgrediscono le leggi e ordinanze di Dio, con le quali tutti i matrimoni tra
consanguinei sono vietati.
Compiuto il loro bel sacrificio, essi si ritirano ciascuno presso
la propria casa e dopo aver atteso il termine ordinario di nove mesi, tempo
necessario di attesa per la nascita di questi bambini esecrabili, concepiti da
tali esecrabili donne, essi si riuniscono nello stesso luogo.
Il quarto giorno dopo il parto questi miserabili strappano questi piccoli dalle
braccia delle loro madri e poi incidendoli e scalfendoli tutto intorno con
rasoi ben affilati, raccolgono in certe fiale o vasetti il sangue che sgorga
scorrendo da tutte le parti; fatto ciò gettano nel fuoco questi
poveretti ancora piangenti e ansimanti e li lasciano bruciare e consumare.
Poi essi mischiano le ceneri con il sangue contenuto e conservato
nelle dette fiale e così compongono io non so quale abominevole droga,
con la quale condiscono e insaporiscono le loro vivande e beveraggi, come
quelli che condiscono il pesce con il melicrat
o qualche altro condimento dolce come l’hypocras; poi partecipano tutti insieme a questo banchetto
diabolico, tanto loro che tutti gli altri infarinati e indiavolati della stessa
risma, che non prendono parte a
queste riunioni nascoste.
TIMOTEO. Cosa può significare questa corruzione tanto
abominevole?
CAPITANO. Essi si persuadono, caro amico, che con queste
cerimonie il marchio divino impresso nelle nostre anime si perde e cancella.
Perché fin quando il detto marchio rimane intero nelle nostre anime come
uno stemma reale fissato e attaccato a qualche palazzo, questa comunità
diabolica trema tutta di paura e scompare.
Or dunque, fin quando i diavoli si possono inserire nelle loro
anime, i poveri folli, per tali abomini, non sono coscienti di cacciare questo
marchio divino e fare uno scambio, Dio sa quale: e non vogliono solo accogliere
questa sventura, ma per attirare altri malavvisati e sedurre le persone
perbene, sicuri cattolici, segretamente li festeggiano con le loro meravigliose
vivande, preparando un banchetto alla maniera di Tantalo quando uccise e fece arrostire il proprio figlio Pelope, per festeggiare Giove e
altri dei.
CAP.
VI
Come gli eretici sono i predecessori dell’Anticristo con
una cerimonia in cui si auspica il disprezzo
e l’annientamento
delle buone lettere, buoni costumi
e apre la finestra dando ingresso
a tutti i vizi e
perversità.
T |
IMOTEO. Ah capitano, amico mio, è lo stesso che il mio
buon avo paterno mi aveva predetto. Perché stando qualche volta tutto
afflitto e malinconico, mentre tutte le cose buone e principalmente le arti
liberali e lettere umane se ne andavano in decadenza, io gli chiedevo se fosse
stato possibile rimetterle in auge e poterle studiare più di prima.
Allora questo buon vegliardo che per la vivacità del suo spirito
prevedeva molte cose dell’avvenire, mettendomi bellamente le mani sulla
testa e tirando un gran sospiro, mio caro ragazzo, diceva, mio diletto, pensi
tu che lo studio delle lettere e altre cose interessanti possono andare di moda
d’ora in avanti? Si avvicina velocemente il tempo in cui gli uomini
vivranno bestialmente, più delle bestie medesime. Perché il regno
dell’Anticristo è già alle nostre porte e correndo in
anticipo molti mali precedono la sua venuta, sotto forma di cattive e
abominevoli eresie e questi mali non faranno meno male di quello che avevano fatto i baccanali, quelli sui quali i greci
avevano fatto e composto molte tragedie come un Saturno o Tieste [fratello
gemello di Atreo e figli
di Pelope] o Tantalo che uccisero i propri figli, o Edipo che conobbe
carnalmente sua madre [Giocasta] e Cinyra (*) sua figlia.
Certamente questi esecrabili sventure prendono piede e seguono il
loro corso nella nostra repubblica. Ma fai attenzione ragazzo mio, fai molta attenzione.
Perché devi sapere, ti dico, che non solamente la rustica e ignara
popolazione, ma molti uomini dotti parteciperanno a queste perversità.
Ecco ciò che il mio buon avo mi predisse a quel tempo e avendo messo a
memoria tutto quello che mi aveva riferito, io non potrò che ammirare
ciò che mi state dicendo ora.
CAPITANO. E’ ben a ragione che voi ve ne meravigliate
Timoteo. Perché, ben che sia Iperboreo paese del Settentrione, vi sono
parecchi selvaggi nativi e molti,
come si legge nelle storie, ve ne sono nelle plaghe in Libia, nelle Sirti,
tuttavia nessuna di tali perversità si trova, né presso le
suddette popolazioni né presso i Celti o i Galli, né in tutte le
più barbare e straniere nazioni vicine e limitrofe alla grande Bretagna.
*) Non si spiega come mai sia indicato questo nome che
risulterebbe maschile in quanto Cinira era un re di Cipro e i figli di Edipo e Giocasta erano Eteocle,
Polinice, Antigone e Ismene
CAP.
VII
Come i diavoli hanno i corpi uguali agli angeli
che per questo motivo
essi alla vista appaiono
corporei.
I |
n verità, capitano, è una grande sventura se questo
abominio ha preso piede nel nostro impero; tuttavia lasciate là tali
maledetti, che periscano maledettamente nelle loro perversità. Quanto a
me è da lungo tempo che avendo dei dubbi sui diavoli, un meraviglioso
scrupolo mi rode e tormenta il cervello su diversi punti, principalmente se i
diavoli appaiono visibilmente a questi sventurati.
CAPITANO. Eh dea, amico mio, tutti i loro disegni, assemblee,
sacrifici, e cerimonie non tendono ad altro fine. Essi si abbandonano a tutti
gli abomini che possono essere consentiti da tali apparizioni.
TIMOTEO. Poiché i diavoli non hanno alcun corpo, come
è possibile che essi alla
vista appaiono esteriormente o corporali?
CAPITANO. Ah, mio caro amico, questa legione diabolica non
è senza corpo; essa possiede indubitabilmente il corpo, come si
può apprendere dalla lettura stessa dei nostri Dottori e Padri
venerabili, se si leggono diligentemente i loro scritti. E si può
capire come molte volte dicono di
aver avuto tali apparizioni
corporee. Lo stesso san Basilio spettatore di essenze invisibili a noi
sconosciute, sostiene fortemente e fermamente che non solamente i diavoli, ma
anche gli angeli di Dio hanno dei corpi che sono leggeri, sottili, semplici
come degli spiriti. E a testimonianza del suo dire, riferisce quanto dicono i
profeti; Davide che parlando di Dio dice: “Egli fa gli spiriti degli angeli e i ministri fiammeggianti. E fa
necessariamente che così sia. Perché i ministri e spiriti inviati
per svolgere un incarico ed eseguirlo, come dimostra san Paolo, hanno bisogno
di qualche corpo al fine di muoversi, fermarsi, apparire. Perché per far
questo non è possibile fare altrimenti, in quanto si servono per mezzo di
qualche corpo”.
TIMOTEO. Com’è dunque, che in diversi punti delle
scritture essi sono elogiati e
celebrati come incorporei?
CAPITANO. Il costume dei nostri autori tanto sacri quanto
profani, si vedano i più antichi, è chiamare corporei i corpi
più grossi e massicci, ma quelli che sono sottili, che non si possono
vedere e toccare, non solamente i nostri dottori, ma diversi filosofi etnici [non
ebrei e non
cattolici] e pagani, li chiamano incorporei.
CAP.
VIII
Che differenze vi sono tra il corpo di un diavolo
e il corpo di un angelo e incidentalmente
tra la
luminosità di un angelo e quella del sole.
T |
IMOTEO. Ma che? Il corpo angelico somiglia al diabolico?
CAPITANO. Ah! Non dite così,
perché vi sono ben delle differenze, intanto per il brillante e
meraviglioso splendore che emana un corpo angelico che gli occhi umani non
riescono a sopportare. Quanto ve ne sia nel diabolico, se fu tale in altri
tempi, non saprei cosa dire. Sembra di sì, tanto che Isaia chiama quello
che fu precipitato dai cieli Lucifero, vale a dire chiaro, lucente quanto ora
è tenebroso, oscuro e spaventevole agli occhi, come spogliato dalla luce
primitiva.
L’angelico peraltro è
totalmente immateriale, tuttavia, sebbene sia solido entra e passa facilmente
dappertutto, è quantomeno paragonabile ai raggi del sole. Mentre quello,
sebbene penetri i corpi diafani o trasparenti, se perde la sua forza
nell’urto e scontro di qualche corpo terreo e cupo, ritorna ad essere
materiale. Quanto all’angelico nessuna delle cose dette sopra lo può
ostacolare, come se non avesse alcuna contrapposizione o contrarietà per
esse, non essendo del loro calibro. Al contrario i corpi diabolici, sebbene per
la loro sottigliezza siano invisibili, tuttavia sono materiali e in alcun modo
compatibili. Allo stesso tempo tutti costoro sprofondano nelle viscere della
terra. Perché essi sono di sì grossa tempera che si possono
toccare e se si colpiscono sentono il dolore e se si avvicinano troppo al
fuoco, essi bruciano di modo che alcuni tra di loro lasciano la cenere,
ciò che leggiamo dagli storici essere avvenuto in luoghi circonvicini
all’Italia.
TIMOTEO. Invecchiando, come si dice,
Capitano, io apprendo spesso qualche cosa di nuovo, come apprendo che certi
diavoli sono corporei e materiali.
CAPITANO. Non c’é niente di nuovo, amico mio, come
si dice, noi ignoriamo parecchie cose. Perché dobbiamo bastare a noi
stessi se in vecchiaia vogliamo essere saggi. Per di più sappiate che
non ho inventato queste cose né costruito delle prodigiose menzogne
secondo la moda dei candioti [ciprioti] o fenici [considerati gran
mentitori]: così le ho apprese dalle parole del nostro salvatore
Gesù Cristo che dice: “i
diavoli saranno puniti col fuoco”.
Ora, come può
essere possibile che essi sopportino il fuoco se sono senza corpo?
Perché non è possibile che una cosa che sia senza corpo soffra
come un corpo. Sembra poter necessariamente concludere che essi sono puniti e tormentati come
corpi materiali.
Io ho ancora molte altre
prove, avendo inteso di quelli che si sono votati e dedicati a queste apparizioni
di diavoli. Per quanto mi riguarda, io non ne ho visto nessuno: e non piaccia a Dio che io veda in faccia
questi diavoli tanto orribili.
CAP. IX
Quali diavoli sono soggetti a passioni e affetti
e qual’è il loro sperma e nutrimento.
[il dialogo di questo capitolo
avviene tra il capitano
e il fratello Marco]
M |
i sono trovato qualche volta con un
monaco nel Chersoneso di Mesopotamia, il quale, dopo essere stato spettatore e frequentatore di fantasmi diabolici,
essendo il più esperto in materia come nessun altro, dopo averli
spregiati, abiurava come cose vane e frivole e avendo fatto onorevole ammenda,
era ritornato nel girone della Chiesa facendo professione della nostra fede
vera e cattolica, che aveva appreso particolarmente da me. Questo monaco mi
disse e riferì molte cose assurde e diaboliche.
E trovandomi alcune volte con lui, gli chiedevo come qualche
diavolo si riproduce; sì veramente mi rispose, qualcuno di essi spruzza
il seme e genera dei vermi. Se è così, gli dissi, sono cose
incredibili che i diavoli, non abbiano alcun escremento, né membri
spermatici né vitali.
E' vero, mi rispose, che essi non hanno tali membri, se è
così, tuttavia io non so quale escremento o altro essi gettano fuori;
credete francamente a quello che dico.
Dea!, lui disse allora, temo che essi si alimentino e nutrano
come noi.
Essi sono nutriti, rispose il fratello Marco, alcuni per
ispirazione come lo spirito che è nelle arterie e nei nervi, gli altri
di umidità; ma non con la bocca, come noi, ma come le spugne, altri
attirano l’umidità adiacente esterna. Poi emettono una certa
latente e segreta semenza.
A chi essi sono tutti soggetti.
Essi non sono tutti assoggettati ma solo i diavoli che sono
inclini a qualche materia come colui che ha la luce, le tenebre, l’acquatico
o tutti i sotterranei.
CAP. X
Come l’aria, la terra, l’acqua, in breve, tutto questo
basso mondo è
pieno di diavoli.
[prosegue la
conversazione tra il Capitano
e il fratello Marco ]
V |
i sono dunque, fratello Marco, amico
mio, chiese lui di rimando, molte specie di diavoli? Sì, molti, egli
rispose, che hanno tutte le fogge, le forme e i corpi del mondo, al punto che
l’aria è piena di loro, tanto l’alta regione che è al
di sopra di noi, che questa bassa e ci tocca. Anche la terra e il mare ne sono
pieni e tutti i più bassi e profondi luoghi sotterranei.
Ora, se questo argomento non vi appare increscioso, gli dissi, ve
li faccio contare tutti e
specificare sulle dita l’uno dopo l’altro. E’ vero, disse
lui, che non prendo gusto a rammentare tali cose che un tempo della mia vita ho
abiurato e rigettato da molto, tuttavia, poiché così me lo
comandate non mi tiro indietro. Detto questo, egli enumerò elencando
diverse specie di diavoli, aggiungendo i loro nomi, forme, luoghi e quelli che
aveva frequentati.
TIMOTEO. Chi dunque vi impedisce, mio capitano, di parlarne?
CAPITANO. Mi trattengo dall’indicarne uno per uno, caro
amico, perché al momento, non mi sovvengono tutte le loro
particolarità. Perché, vi prego, quale profitto avrei ottenuto se
fossi stato curioso di sapere i nomi di tutti i diavoli? Qual luogo ognuno di
essi frequenta di più? Quale conferenza o differenza vi sia tra gli uni
e gli altri? Per questo motivo ho abbandonato tali vanità che mi sono
entrate da un orecchio e uscite dall’altro.
Di tutto questo lungo argomento ho ritenuto ben poco, sul quale
se volete esserne informato, non
avete da domandare, se così vi piace e vi sarà risposto.
CAP.
XI
Delle tre specie di triangoli e adattamento dell’isopleuro
agli Dei,
dell’isoscele agli umani e dello scaleno ai diavoli.
E ancora delle sei
principali specie di diavoli,
di fuoco, di aria, di terra e acqua, sotterranei e tenebrosi.
T |
IMOTEO. Ora, in primo luogo, vorrei sapere da voi come mai vi
sono diverse sorti e specie di diavoli.
CAPITANO. Mio fratello, il monaco Marco, mi diceva che in genere
vi sono sei diversi tipi di diavoli; io non so se una tale divisione sia stata
fatta a causa dei luoghi che essi frequentano o perché le diverse specie
di diavoli amino molto i corpi. Ora si dice che queste sei specie di diavoli
sono dotati di corpo e frequentano il mondo. Perché in essi vi sono
tutte le caratteristiche corporali
e ciascuno è fatto e formato per il mondo; aggiungo che ad essi
è assegnato questo triangolo
scaleno o obliquo, traverso o ineguale, in quanto tutti gli spiriti divini e
celesti si rapportano all’isopleuro [isopleuros]
o equilatero e come uguali
tra se stessi mal-facilmente girano intorno al vizio.
Item, gli umani sono conformi all’isoscele, come quelli che
sbagliano nelle loro opinioni e poi per mezzo della ripetizione le migliorano e
le riducono.
Per di più, tutti i diavoli appartengono alla figura dello
scaleno per essere ineguali e non avere alcuna comunanza o alleanza con il
bene.
Sia dunque che tale fosse la sua opinione o altro, sia che per la
sua suddivisione egli calcolava sei specie di diavoli. Dei quali la prima
è quella che chiamava lilurion
secondo il suo dialetto barbaresco, il cui nome in greco significa dià-puros, vale a dire fuoco. Questa specie gira e volteggia
qua e là per l’alta regione dell’aria. Perché tutti i
diavoli, come profani e maledetti scomunicati siano stati cacciati e banditi
dai luoghi intorno alla Luna come da un certo qual tempio sacro.
La seconda specie è quella che vaga e saccheggia nella
bassa regione dell’aria che ci circonda, che per queste diverse cause,
come per un nome proprio e peculiare chiamano Aerea. La terza che segue è la terrestre. La quarta è l’acquatica o marina. La quinta è la sotterranea. La sesta,
ultima, è la tenebrosa e insensibile.
Egli aggiunge, ad
abundantiam, che tutte queste specie di diavoli provengono da Dio e portano
guerra agli uomini tutte le volte che gli uni sono presi dagli altri.
Perché gli acquatici, i sotterranei e i tenebrosi sono diavoli estremamente cattivi e perniciosi, tanto che si dice
che essi non tentano le anime con le fantasie e illusioni, anzi si scagliano e
si buttano sugli uomini, così come bestie feroci e crudeli e a questo
modo portano la morte ai poveri umani; mentre gli acquatici vagano sulle acque
e sono abbondanti sul mare.
I sotterranei e tenebrosi penetrano fino nelle viscere se loro si
permette di passare attraverso la bocca, così possiedono e strangolano o
rendono epilettici e insensati, vale a dire, col tormento del mal caduco e
della frenesia tutti quelli che incontrano e abbordano.
Quanto agli aerei e terrestri costoro per meravigliosa
finezza e sottigliezza si insinuano nello spirito degli umani e attirano enormi
e abominevoli affezioni.
CAP.
XII
Astuzia e sottigliezza
dei diavoli per tentare
e ingannare gli umani.
E quale genere di umani sono inclini e soggetti
alle tentazioni della
carne.
[L’erotismo
notturno maschile
attribuito ai diavoli]
M |
a come, gli dissi allora, con quale mezzo compiono queste distruzioni?
E’ perché hanno la potenza e il dominio su di noi? Per questo ci
molestano e sconquassano chi qua chi là, come poveri schiavi e forzati?
Non vi è dubbio che essi abbiano potere su di noi, rispose
fratello Marco, al fine di farci sovvenire del passato. Perché fintanto
essi siano spiriti, si accostano al nostro spirito o soffiano
nell’orecchio mille propositi per eccitarci e provocarci a piaceri
sensuali e voluttuosi sregolati. E per questo effetto essi pronunciano le loro
parole senza rumore, così ognuno di essi parla a suo modo senza che
alcun rumore si senta esteriormente.
Non vi è punto di dubbio, diss’egli, se state
attenti ve lo dirò.
Quanto più lontano è colui che parla, tanto
più alza la voce, ma se quello al quale vuol parlare gli è
più vicino, parla più a bassa voce, vicino all’orecchio; se
possibile si avvicina e accosta presso lo spirito senza fare alcun rumore.
Così a suo piacere parla, non so per quale via segreta e non rumorosa,
avvicinandosi allo spirito del suo uditore; ciò che dicono sia costume
comune delle anime, dopo che esse sono uscite dal corpo.
Perché, dicono che esse parlano tra di loro senza fare
alcun rumore. Similmente i diavoli si accostano di soppiatto al nostro spirito,
di modo che noi non sentiamo e udiamo da che parte ci assalgono.
Essi sono ordinariamente nell’aria senza che noi abbiamo la
possibilità di vederli. Perché, mentre il sole luccica in mille e
mille colori e sembianze e distribuisce i suoi raggi ai corpi propri e idonei a
riceverli come noi possiamo sperimentare e vedere così è per i
diavoli che trasmettono e imprimono nei nostri spiriti animaleschi figure,
colori e sembianze, come a loro piace e ci coinvolgono in una infinità
di sensazioni e ci subornano con falsi consigli, mostrandoci mille e mille
bellezze, infiammandoci con i ricordi di mille voluttà ed esponendoci a
centomila altre sensazioni di piaceri burrascosi, sia se siamo in stato di
veglia sia se dormiamo.
E alle volte ci accarezzano e solleticano al di sotto del ventre,
dove mettono così bene il fuoco alle stoppie, da suscitare sensazioni di
amore abominevole; ed essi trovano in noi la fiamma con cui accendono il loro
dannato fuoco di sensualità, determinato da qualche caldo umore, che gli
consente di realizzare le loro tentazioni (*).
Ora, ecco come tale comportamento dei diavoli, che hanno
l’arma infernale nella testa, turba ed eccita le nostre anime con meravigliosi
artifici e sofisticate astuzie.
Quanto alle altre specie di diavoli, molti di essi non hanno
alcuna finezza o sottigliezza ma sono tuttavia fastidiosi e molto pericolosi
sebbene con il flagello che fanno, procurano meno danni di quelli dallo spirito carognesco.
Perché quegli spiriti guastano e corrompono, come si dice,
tutto ciò che toccano, sia bestie brute, sia uomini, sia uccelli;
tuttavia questi diavoli malcapitati sono fortemente offensivi; su chiunque essi
capitano, mettono la loro firma, perché essi mordono e schiacciano in
essi corpo e anima e pervertono ogni loro facoltà naturale e alcune
volte distruggono le povere creature col fuoco, acqua, le bruciano, soffocano,
precipitano dall’alto in basso e non solo gli uomini, ma anche certe
bestie brute.
*) Ci troviamo di fronte alle erezioni, eiaculazioni notturne e
sogni erotici del tutto naturali nell’uomo in piena sessualità (particolarmente
accentuate in coloro che praticano l’astinenza), che Psello, come i
monaci che andavano a vivere nei deserti d’Egitto, Tebaide ecc.
queste “tentazioni della carne” le attribuivano ai diavoli (si veda
Palladio: Storia Lausiaca, Evagrio:...”il demone della lussuria lo tormentò per tutta la notte”)
e infliggevano tormenti al corpo per spegnere il fuoco ...senza riuscirvi, (“rimase nudo nel pozzo di modo che le sue membra si fecero di ghiaccio”).
CHAP.
XIII
Perché i diavoli sotterranei si mescolano così bene
ai porci e altre bestie e agli uomini e
come il diavolo tenebroso è il più massiccio e pesante
di tutti e per questo motivo detto sordo e muto.
C |
he cosa si intende dire per avventarsi e gettarsi sulle bestie
brute? Perché noi apprendiamo dalle sante lettere, che quelli si erano
recati dai porci presso Gadara [Indemoniati, Matteo, 8].
Ora, poiché essi sono nemici capitali dei poveri umani,
non c’è da meravigliarsi che li vessano e tormentano, ma, quale
motivo possono avere ad avventarsi sulle bestie brute?
CAPITANO: Fratello Marco diceva che non per odio e neppure per
desiderio di nuocere che essi si
avventano e imbattono su certe bestie brute perché appetiscono il calore
bestiale.
Intanto perché abitano nei più profondi luoghi della
terra che sono estremamente freddi e secchi, per questo motivo prendono di
là questo freddo e i brividi, per cui restano così gelati e
intirizziti che desiderano fortemente questo calore tiepido e umido che
possiedono le bestie e per poterlo gustare a loro buon grado, si buttano sulle
bestie brute e frequentano i bagni e le fosse dei morti: perché
rifuggono dal calore del sole che
li brucia e li secca: ma [preferiscono] quello delle bestie come moderatamente umido.
Essi prendono gran piacere in particolare per quello [calore] degli uomini, essendo più
moderato e temperato e quando sono entrati [nel corpo], compiono
una terribile devastazione; dopo che preventivamente sono riempiti i pori e i
condotti che sono la sede dello spirito animale dei poveri umani, per questo il
detto spirito rimane ristretto e bloccato per la massa e lo spessore dei loro
corpi.
Donde avviene che i
detti corpi sono continuamente scossi e tormentati e le principali
facoltà della loro vita e particolarmente quella ove si trova la sede
della ragione, offesa e oltraggiata, di modo che i loro movimenti diventano
incontrollati e insensati.
Che se il diavolo ha
afferrato qualcuno e se ne è impossessato, è del numero dei
sotterranei; egli scuote, sconquassa, dirompe il povero paziente parlando
attraverso la sua bocca, servendosi del suo spirito come di un particolare suo
organo e strumento musicale.
E se è uno dei
tenebrosi che si è segretamente insinuato come per una imboscata,
allora, attraverso la bocca strappa
il condotto della voce e rende tutto il paziente somigliante a un morto.
Perché questa
specie di diavoli, come l’ultima più bassa di tutte è
più terrestre e pesante, anche fredda, estremamente secca e chiunque sia
questo diavolo ha segretamente invaso, inebetito e spento in quello ogni virtù
animale.
E poiché è
il più brutale e grossolano di tutti, privato di ogni facoltà
intellettiva e guidato solamente da una brutale fantasia, come sono le bestie
più laide e grossolane d’intelletto, alle quali non è possibile
impartire alcun insegnamento e non temono le minacce e per questo motivo e per
diverse buone ragioni li chiamano muti e sordi [Matteo 9.12 e Luca 11].
E non è possibile
che alcuno di questi posseduti possa esser assolutamente liberato se non
attraverso la potenza divina, per mezzo delle preghiere e dei digiuni.
CHAP.
XIV
Contro i medici che ritengono che il male da cui
sono posseduti dal diavolo proviene da qualche
umore per il quale si può rimediare
come il letargo, la frenesia
e altri simili rimedi (*).
M |
a,
fratello Marco, gli dissi, i medici vogliono far credere, non so per quale
motivo, che i diavoli non sono gli
autori di tali tormenti, ma essi dipendono dalla cattiva disposizione degli
umori, delle congiunture, degli spiriti vitali, per cui cercano di guarire questi mali
con alcune droghe e diete e non con
malíe o incantamenti.
E’ da meravigliarsi, rispose fratello Marco, che i medici
dando le cure, non si occupano se non di ciò che è sensibile,
così osservano e guardano solamente i corpi. Quanto al resto essi hanno
modo di ritenere che questi mali procedono da umori viziati e corrotti che
provocano la letargia, la melancolia, la frenesia e [li
curano] con
l’estrazione o l’evacuazione delle superfluità o per
riempimento delle difettosità.
Ma quanto agli entusiasmi o folli divinazioni, furori, spiriti
immondi, per i quali il povero paziente non può far niente, in quanto
cessano e vengono meno in lui ogni forma di intendimento e ragione, di fantasia
e sentimento.
Altra cosa è l’agitazione, il dimenarsi, il dire da
parte del paziente cose incomprensibili e alle volte predire cose future.
Come è dunque possibile dire che tali smanie e tormenti
siano movimenti di materia o umori corrotti?
*) Il titolo di questo capitolo è collegato al capitolo
precedente che pone la domanda sul responso dei medici che ritenevano che gli
indemoniati fossero affetti da malattia determinata da movimento di materia e
di umori corrotti (siamo nel campo della psichiatria e delle malattie mentali
che si attribuivano al diavolo).
Per la prima volta - a quanto risulta - grazie a Psello - il quale, pur essendo
anche medico, si guarda bene dal condividere questa soluzione scientifica - si
parla di malattie, che saranno individuata dopo ottocento anni da Sigmund
Freud, come isteria e schizofrenia!
Il dibattito continua tutt’ora tra la medicina che sostiene
che quella degli indemoniati sia una malattia psichiatrica e la religione (che
ha bisogno del Diavolo perché senza Diavolo non vi sarebbe Dio!),
coinvolge il Diavolo (e la schizofrenia fa sentire le voci angeliche!) e cerca
di guarire gli indemoniati con l’intervento degli esorcisti, dei quali un
ricordo lo rivolgiamo a padre Gabriele Amoth (1925-2016) che aveva al suo
attivo molte guarigioni (sulle quali non abbiamo motivo di nutrire dubbi), che
fossero però determinate piuttosto dal potere personale acquistato
dall’esorcista sulla vittima, come è capitato al vecchio armeno che
minaccia l’indemoniata con la spada
(v. sotto), che aveva così terrorizzato l’indemoniata ,,,
che era rinsavita!
CHAP.
XV
Che il solo rimedio a questo male è la potenza divina
come appare da diversi esempi presi dalle sante scritture.
Con un discorso di ciò che avvenne a un predicante
incantatore euchita che fu condotto prigioniero
da Elason a Costantinopoli.
C |
he, dunque? Capitano, credete voi a fratello Marco? Sì, in
verità, Timoteo, perché no? Riducendo a memoria ciò che le
sante scritture raccontano degli indemoniati? Ciò che raccontano della
persona di quell’uomo di Corinto
con l’intervento di san Paolo? E tanti miracoli dei quali i santi
Padri fanno menzione nei loro scritti? Inoltre ciò che io stesso ho
visto e udito nella città di Elason? Dove un tizio, posseduto non so da
quale diavolo, faceva molte predizioni secondo la moda dell’oracolo di
Apollo delfico e come profetizzava molte cose su di me, tanto che un certo
giorno, dopo aver riunito in compagnia quelli che aveva infarinati e
esorcizzati della sua folle dottrina, fece loro le rimostranze che seguono.
Sappiate, miei fratelli, sappiate che
devono inviare qualcuno contro di noi che perseguiterà tutto ciò
che riguarda la nostra religione, e i nostri catechismi e istituzioni saranno
dispersi.
Questi disgraziati prenderanno me e molti altri e ci vedranno
legati e portati con la forza e garrottati a Costantinopoli e non potremo
essere liberati perché essi impiegheranno molte forze.
Ecco cosa prediceva questo gentile predicatore, quando avevo
appena superato le periferie di Costantinopoli. Ora, egli dava come indizi, da quale porto provenivo, la
taglia che avevo, quali abiti indossavo. quale era la mia vocazione, come mi
avevano riferito alcuni.
Avendomi il “capopezzo”
[incarico ricoperto su una nave] messo la mano sul collo, gli domandai dove aveva appreso
l’arte della divinazione. Di primo acchito egli si rifiutò di
rivelare il segreto della scuola, tuttavia costretto dalla necessità,
confessò la verità. Egli disse di aver appreso le arti diaboliche
da un certo corridore o vagabondo africano che mi aveva portato, diceva lui, su
una montagna e comandato di mangiare una certa erba sputata nella mia bocca;
aveva strofinato, non so quale droga intorno ai miei occhi e mi fece spettatore
di una gran turba di diavoli, che sentii come un corvo che volava su di me e mi
entrò nel corpo dalla bocca.
Dopo quel tempo mi misi a divinare su ogni genere di cose
possibili, quante volte piaceva a colui che mi possedeva. E avvicinandosi i
giorni della passione e venerabile resurrezione, il mio bel protocollo non mi diceva niente, perché mi veniva un
grande malessere.
Ecco cosa mi disse questo gentile spudorato e allora uno dei miei
agenti lo colpì sul muso e gli disse. Ebbene, al posto di questo colpo
ne riceverai molti e (girandosi verso di me) riceverai sul tuo corpo grandi e terribili
calamità. Perché i diavoli sono molto indignati contro di te,
perché tu hai abolito tutte le loro cerimonie. Ah! Essi ti infliggeranno
mille fastidiosi strappi e intoppi dai quali tu non potrai sottrarti se qualche
potente sovrano che possa più dei diavoli, non ti liberi e sottrae dai
loro patimenti.
Ecco cosa aveva predetto questo cattivo soggetto, come se fosse
stato sul sacro tripode di Apollo.
Perché tutto quello che aveva detto, avvenne, e
sortì i suoi effetti e fui presto travolto da una infinità di
pericoli che mi sopravvennero, dai quali nostro Signore Gesù Cristo,
secondo le mie aspettative, mi liberò.
Chi sarà dunque colui che avendo assistito a questo
bell’oracolo forgiato e immaginato dalla suggestione dei diavoli,
soffiato nelle orecchie dei loro adepti come canne di organo. potrà dire
che tutte le specie di rabbia e follie derivano da movimenti di materia
corrotta e non piuttosto da tragiche affezioni e distruzioni dei diavoli?
CHAP.
XVI
Altro racconto di un incantatore armeno che aggredì
e a colpi di spada cacciò il diavolo
che con il corpo di donna era entrato nel corpo
di una donna incinta greca
che parlava
l’armeno
sebbene non l’avesse
mai appreso.
T |
IMOTEO. E’ con meraviglia, fratello Marco, se i medici
hanno una tale opinione i quali non vogliono lo stesso. Perché
all’inizio ... giusto per un caso fortuito ero stato spettatore di uno
spettacolo molto strano che sarà riferito presentemente. Ora non vi
mentirò di una sola parola perché altrimenti io smentirei questa
mia vecchiaia nella quale mi sono rivestito del cappuccio che vedete.
Avevo un fratello maggiore che era sposato a una donna per bene;
quanto al resto tuttavia non poteva avere figli se non con gran pena e
incorrendo in una infinità di malattie. Essa, qualche volta giaceva,
sentendosi molto male ed era tanto vessata che strappava gli indumenti,
brontolando tra i denti e borbottava non so in quale gergo, ad alta voce, senza
che nessuno dei presenti riuscisse a capire, in modo che tutti rimanevano
interdetti e sconcertati, senza poter applicare alcun rimedio a così
grande e irrimediabile malattia. Ora, qualche donna (perché questo sesso
è di molto sottile inventiva e di meraviglioso exploit in tutte le occorrenze), portando uno straniero calvo e
molto vecchio, con la pelle tutta rugosa, più nero e bruciato di un
etiope, che teneva una spada sguainata in pugno, avvicinandola al letto con
gran furia e collera assalì la povera donnicciola malata e nel suo
linguaggio materno, che era armeno, le rivolse molte ingiurie. E lei con lo
stesso linguaggio le ricambiava e dall’inizio parlava con tale impeto e
ardore, che si sollevò dal
letto per inveire.
Ma dopo che il barbaro ebbe rinforzato le abiure e come un
forsennato l’ebbe minacciata di batterla, allora la povera malata
arretrò e palpitante fortemente di paura, con umili parole, calma e
tranquilla si addormentò.
Noi intanto, rimanemmo rapiti in ammirazione e storditi come fonditori di campane, non perché
essa fosse arrabbiata e perché
la vedevamo comportarsi in quel modo, ma perché parlava l’armeno e
mai la povera donna aveva
frequentato o conversato con qualcuno di quel paese; infatti non sapeva fare
altro che il suo letto e filare la
conocchia.
Ora, dopo che fu rinvenuta riprendendo i sensi, io le domandai di
che male soffriva, se le fosse capitata altre volte quella manifestazione. Essa
rispose di aver visto un fantasma o apparizione di un diavolo permaloso,
somigliante a una donna tutta scapigliata “che si riversò su di me che, presa da così grande
spavento caddi con la faccia contro i drappi e il materasso del mio
letto”.
Quanto a quello che è sopravvenuto dopo, io non ho
avvertito né sentito niente.
CAP.
XVII
Progetto di tre questioni sul precedente discorso.
Primo se vi sono dei
diavoli maschi e femmine.
Secondo se i diavoli parlano tutte le lingue.
Terzo se si possono
colpire e ferire.
T |
erminato questo avvenimento, la donna fu guarita dal suo male.
Ma, quanto a me [parla il Capitano], io ero assalito dal dubbio che mi tormenta ancora oggi: sapere
come è stato possibile che il diavolo che aveva tormentato questa povera
donna, era potuto apparire sotto forma di donna. Perché sembra che sia
una giusta occasione dubitare se tra i diavoli vi siano dei maschi e delle
femmine come tra gli animali terrestri e mortali.
In secondo luogo, come abbia potuto parlare armeno. Perché
è veramente difficile sapere
se tra i diavoli, gli uni parlano greco, altri il caldeo, altri il persico,
altri il siriaco. Per di più, perché si era ritirata per paura
delle minacce del forzato-incantatore
[ma era l’esorcista
armeno], che
aveva fatto balenare la spada su di lei? Perché, che male, ditemi, vi prego, avrebbe potuto fare una spada
al diavolo, dal momento che non sarebbe stato possibile colpirlo o ucciderlo?
Questi dubbi colpiscono tanto e tormentano lo spirito che ho un
gran bisogno di qualche consolazione, facendomi intendere e spiegarmi,
perché vi stimo il più idoneo e competente di tutti, come colui che per lungo tempo
ha studiato e fatto esperienza, raccogliendo l’opinione di molti autori
antichi e compilato molte storie.
CHAP
XVIII
Per quale astuzia e
sottigliezza il diavolo appare
in forma ora di uomo, ora di donna.
Inoltre i diavoli
prendono le
apparenze che vogliono,
come l’aria e le
nuvole.
I |
L CAPITANO. Io vorrei, con molto buon cuore, Timoteo, poter
soddisfare e rendervi ragione delle cose che chiedete; ma temo che perderemo
ambedue il nostro tempo. Le vostre richieste e chiarimenti di cose che mai uomo
vivente abbia ricercato, ed io a cercare di riuscire a dirvi o piuttosto mettere
in evidenza, essendone informato, a discorrere di cose che devono rimanere
segrete, pur conoscendo che tali argomenti tra il popolo sono soggetti a
calunnie e biasimo.
Tuttavia, poiché è così, così sia, come dice Antigone, per
gratificare l’amico non solo nelle cose molto facili, ma qualche volta
nelle difficili; su questo, proverò a sciogliere i vostri dubbi,
rammentando i propositi e le soluzioni
sentite e ritenute dal fratello Marco.
Egli infatti diceva
che non vi è alcun diavolo che sia naturalmente maschio o
femmina, in quanto queste caratteristiche sono proprie di corpi compositi,
mentre quelli dei diavoli sono semplici, che, per essere malleabili e
modificabili, facilmente si trasformano in tutte le figure e simili.
Perché se vediamo le nuvole prendere le sembianze ora degli uomini, ora
degli orsi, ora dei dragoni o altre sembianze, così avviene per i corpi
dei diavoli. Per il resto, le nuvole spinte e agitate dai venti, assumono
diverse figure; ma quanto ai diavoli, mentre i loro corpi sono trasformati come
a loro piace, ora ridotte a minor grandezza, ora portate a più estesa
lunghezza (ciò che vediamo
ordinariamente nelle viscere della terra, vale a dire dei vermi a causa della
loro natura molle e malleabile), non solamente cambiano nella loro grandezza,
ma rispetto alla figura e al colore.
Perché il corpo diabolico è idoneo per tutti e due
che per essere malleabile si trasforma in diverse figure e per diventare aria
è capace di assumere tutti i colori come l’aria. Tuttavia
l’aria è colorata da qualche fonte esteriore, mentre il corpo
diabolico riceve il colore in base alla operazione fantastica che deve
compiere, e su di lui possono imprimersi tutte le specie di colori.
Perché, così come tra di noi, quelli che quando
hanno paura arrossiscono in quanto l’anima, secondo varie disposizioni,
imprime tali affezioni sulla superficie o parte esterna del corpo, tutte le
apparenze fanno ritenere che i diavoli danno ai loro corpi nella parte esterna
e superficiale, tutti i colori che vogliono.
Perché, ciascuno di essi, dopo aver trasformato il proprio
corpo nella figura che più gli piace scegliere, imprime qualche specie
di colore alla superficie del suo corpo e così appare ora in forma di
uomo, ora invece prende le sembianze di donna e diventa coraggioso come un
leone o un leopardo e si avventa carico di grande impeto come un cinghiale.
Che, se qualche volta egli vuole
apparire buono, prende la forma di in uccello oppure assume la forma di un
capro; in qualche luogo è apparso nella forma di un piccolo cane che
punta le orecchie e scuote la coda.
Ebbene, essi assumono tutte le forme e figure, una dopo
l’altra, e non rimangono o dimorano in ciascuna di esse in forma stabile.
Perché la figura non
è solida, ma come vediamo ordinariamente avvenire - si fa per dire
- [muta] in aria o in acqua, perché sia
che versiate qualche colore, sia che assumiate qualche figura, immediatamente
essa si dilegua e svanisce.
Tutte
queste affezioni consimili, possono appartenere solo ai diavoli, perché
in essi si perdono e svaniscono tutti i colori, le forme o figure di qualunque
cosa sia.
CHAP.
XIX
Per qual motivo il diavolo che tormenta le donne incinte,
appare principalmente in forma di donna.
Inoltre, qual differenza di ragione e brutalità vi è
tra i diavoli come tra gli uomini e gli animali.
Item quali diavoli sono naiadi, nereidi, driadi e onosceli.
E |
cco, Timoteo, ciò che fratello
Marco mi aveva rivelato, molto persuasivamente, a mio avviso, su ciò che
d’ora in avanti può turbare qualcuno di voi sulla circostanza che
vi sia differenza di sesso maschile e nei diavoli. Perché tali
trasformazioni nell’apparenza sono esteriori, ma quanto alla realtà e disposizione, non
lo sono.
E per questo motivo non pensate che il
diavolo che ha tormentato la donna incinta, sebbene sia apparso con
l’aspetto femminile, sia di norma effettivamente tale, ma piuttosto che
egli sia rivestito delle sembianze di una donna solo esteriormente.
TIMOTEO. Ma perché, Capitano,
questo bel diavolo non si trasforma
dall’uno all’altro, ora in una, ora in altra figura, come
fanno gli altri diavoli che appaiono tutti somiglianti? Perché ho sentito dire da molte persone che il diavolo femminil-formato, vale a dire che abbia
la forma e le sembianze di donna, appare a tutte le gravide.
CAPITANO. Fratello Marco ha dato una
molto buona ragione di ciò. Perché egli dice, che tutti i diavoli
non hanno la stessa potenza e forza, così che, tra di loro vi sono molte
differenze nella brutalità che si trova negli animali selvaggi e feroci.
Mentre l’uomo dotato di intendimento
e raziocinio è anche dotato di una virtù fantastica o
immaginaria, che si estende più generale a tutte le creature sensibili
tanto in cielo che intorno e sulla terra. Il cavallo, il bue e altri simili
animali, hanno una immaginazione più singolare, che si rivolge a quelle
cose che essi conoscono, come le bestie che pascolano con loro, la mangiatoia e
loro padroni.
Quanto ai moscerini, sorci, vermi, essi
hanno una immaginazione molto ristretta e sconnessa, non conoscono il pertugio
da cui ognuno di essi proviene,
né il luogo in cui si trovano, né quello dove devono andare,
così che hanno una sola fantasia o immaginazione dei loro alimenti
e nutrizione.
Così è
dell’infinito squadrone dei diavoli. Perché quelli che sono di
fuoco e di aria, sono dotati di una ben diversa immaginazione che si estende a
qualunque specie fantastica e che si possa immaginare.
Quanto ai sotterranei e tenebrosi sono
tutti al contrario, perché non si trasformano in altre figure come molte
altre specie di fantasmi o illusioni, né in corpi sottili e svolazzanti
qua e là.
Ma gli acquatici e terrestri che sono umidi benché non
possano cambiare molte forme, sono quelli che dimorano sempre in quelli che
loro più aggrada. Quelli che
vivono in luoghi umidi amano un
soggiorno più molle e delizioso e si trasformano in donne. Da essi provengono quelle che i greci hanno nominato al femminile,
naiadi, nereidi, driadi. Quanto a tutti quelli che vivono in
luoghi deserti e hanno il corpo secco e sono quelli chiamati onosceli (*) essi si trasformano in
uomini e qualche volta prendono le sembianze dei cani, leoni o altre bestie che
sono di una specie più ardita e spaventosa.
Ora non vi è
motivo di dubitare perché il diavolo che si avventa sulle donne incinte,
assume la forma di donna. Perche
egli prende una sembianza e figura corrispondente al genere di vita che
più gli aggrada.
*) Si riteneva fosse un popolo con le gambe di asino. Onoscelo
era un mostro sognato da un diacono
milanese di nome Geronzio, punito da sant’Ambrogio come reo di un
racconto visionario e indecente per un ecclesiastico.
CHAP.
XX
Le diverse lingue dei diavoli secondo la diversità
delle regioni in cui operano.
Le invocazioni caldaiche e prossime all’egiziano,
vale a dire adorazione
per le quali
i diavoli sono invitati a entrare negli idoli.
Q |
uanto al linguaggio armeno usato dal diavolo, fratello Marco non
mi aveva spiegato cosa che sia (non avendogli in proposito chiesto niente),
tuttavia la ragione era manifesta, anche se il diavolo se n’era fuggito.
Che è impossibile trovare un linguaggio particolare ai
diavoli, sia che si attribuisca l’ebraico o il greco o il siriaco o altro
barbaro. Perché, che bisogno di voce o parola è concessa a chi
è senza voce? come ho già detto innanzi. Ma per chi segue il
costume degli angeli dei vari paesi, gli uni presiedono sugli altri, gli uni
sono assessori degli altri, per questo motivo ciascuno di essi usa il
linguaggio della gente o nazione che essi maggiormente frequentano.
E per questo, qualcuno rende il proprio oracolo ai greci in versi
eroici, altri rispondono alle evocazioni fatte dai caldei in linguaggio
caldaico; come quelli d’Egitto, nel momento del loro approccio, quando
sono invitati a entrare nei simulacri e idoli egizi (*), usano il linguaggio
egiziano. Similmente i diavoli che sono in Armenia quando i diavoli vi si
recano, prendono il linguaggio armeno come se fosse loro proprio e naturale.
*) Il riferimento è
alle statue parlanti truccate dai
sacerdoti, ma ritenute possedute dalle divinità egizie o dai diavoli.
CHAP.
XXI
Quali diavoli temono di più essere toccati.
Della loro audacia e paura.
E il sacro nome di
Gesù Verbo
di Dio è il solo mezzo per scacciarli.
T |
IMOTEO. Ora così sia, in nome di Dio, mio Capitano; ma
come è possibile che i diavoli temano le minacce e i colpi di spada?
Perché non pensano di resistere, invece di ritirarsi per paura uscendo
dalle povere pazienti?
CAPITANO. Non siete il solo,
Timoteo, ad avere questi dubbi, perché ho avuto anch’io gli stessi
dubbi quando ero in compagnia di fratello Marco, che rispondendo ai miei dubbi,
mi disse così che quello era fuggito. Tutte le squadre dei diavoli sono
piene di audacia o trepidazione e paura su tutti gli altri che sono di materia.
Perché se qualcuno minaccia gli aereei che sono i più sottili e
scaltri, essi sanno molto bene discernere e rimarcare quelli che li minacciano.
E di tutti coloro che sono posseduti da tali diavoli, nulla può essere
deliberato e garantito se non si tratta di un santo uomo, che vive secondo gli
insegnamenti del Signore e non
invoca con la potenza divina il venerabile nome del Verbo di Dio.
Ma
è bene sapere che alcuni di questi sono materiali e temono di essere infastiditi e cacciati negli
abissi e luoghi sotterranei e temono gli angeli che li relegano e confinano;
quando qualcuno li minaccia di inviarli di là e invoca gli angeli che
hanno questo incarico dato da Dio, essi si spaventano e sono così
estremamente colpiti, da diventare pesanti e inebetiti che non possono distinguere o vedere
quelli che li minacciano.
Così
avviene che se qualche povero vecchio sempiterno o qualche vegliardo arcigno,
tutto curvo e tremante, che inveisce all’istante con minacce, i poveri
diavoli, gelati e tremanti di paura molto spesso escono dai poveri pazienti
(come se quelli che li minacciano abbiano una carica di potenza per
ciò che fanno) e sono paurosi e storditi.
Da
ciò deriva che la malvagia razza degli incantatori, molto facilmente li
adescano e attirano con alcuni escrementi come saliva, unghie, capelli, piombo
e cera di modo che attirandoli con tali abominevoli mezzi essi compiono
distruzione e tragici disordini che non
fece nemmeno il diavolo di Vauvert (*).
*) “Agitarsi come il
diavolo di Vauvert”, è un detto collegato alla costruzione del
castello da parte di Roberto il Pio (996-1031), al quale furono collegate molte
leggende compresa quella che alla morte del re il diavolo avesse rubato la sua
anima; il detto è da considerare inserito dal Moreau in quanto non
riportato nell’originale
greco.
CAP.
XXII
Differenza degli adoratori dei diavoli.
Come gli incantatori e gli adoratori in generale,
ma altri più portati a reiterare gli errori,
adorano solamente i diavoli dell’aria per essere
da essi garantiti dai sotterranei.
[in questo dialogo
Marco parla
della sua esperienza
giovanile]
T |
IMOTEO. Dunque, se questi diavoli sono così abominevoli,
perché voi e molti altri, invece di disprezzarli per la loro impotenza e
imbecillità, li adoravate?
CAPITANO. Fratello Marco, rispose. Né io né altri,
che io sappia, per poco che abbia una briciola di buon intendimento, non davamo
corda a questi diavoli esecrabili, che i miserabili stregoni e incantatori
attirano e blandiscono. Ma tra noi altri ci astenevamo da azioni tanto
esecrabili e dannabili; noi adoravamo principalmente i diavoli aerei e per i
sacrifici che noi offrivamo noi chiedevamo di stornare tutti i diavoli
sotterranei per timore che essi si scagliassero contro di noi ed evitare che
qualcuno di essi fosse per avventura in agguato, per terrorizzarci e assalirci
a colpi di pietra; perché, la caratteristica dei diavoli sotterranei
è quella di assalire a colpi di pietra quelli che incontrano; per questo
motivo noi ci guardavamo dall’incontrarli.
TIMOTEO. Ma, a qual profitto fratello Marco insistere
nell’adorazione dei diavoli aerei?
CAPITANO. Egli non diceva niente del loro coraggio, mio buon signore, perché essi stessi
confessavano di non avere orgoglio, fierezza o falsa immaginazione.
Perché, quei diavoli aerei, discendono su quelli che li adorano come
fiammelle di fuoco somiglianti alle scintille che si vedono apparire
nell’aria, volgarmente dette stelle cadenti, che quei poveri folli
sogliono chiamare Teopti, vale a dire
visioni o apparizioni di Dio, che non sono veritiere né hanno una
scienza che li sostenga (perché, quale luce possono avere i diavoli
nelle tenebre?); così sono i loro giochi e passatempi che appaiono
davanti agli occhi come fascinazioni, considerati dal volgo, bei miracoli che
servono per sedurre e ingannare i presenti.
E io povero miserabile, avendo scoperto ciò che
c’era sotto, mi ero risoluto a ritirarmi e abbandonare questa falsa
religione diabolica; tuttavia, stando sul cammino della perdizione ero stato
esorcizzato e raddrizzato e ristabilito sul dritto cammino della verità,
nel quale sono stato servito come serve la luce che è nell’alto
della torre di un porto, per quelli che si trovano in una notte oscura e senza
alcun chiaro di luna sul mare.
Finito di parlare, fratello Marco prese a piangere così
tanto che le lacrime ondeggiavano e
scrosciavano a fiotti dai suoi
occhi e allora, per confortarlo gli dissi, dal momento che avete pianto
abbastanza, ora è tempo di far festa e gioire per quello di cui vi siete
liberato ringraziando Dio che vi ha liberato l’anima e la mente da
pericoli tanto evidenti e perniciosi.
CAP.
XXIII
Con quali mezzi si possono colpire
e ferire i diavoli e che
differenza
vi è tra i corpi
dei diavoli e il solido o il massiccio.
T |
IMOTEO. E’ che sono molto
desideroso di conoscere un punto che vi prego di chiarirmi, se si possono
colpire o ferire i corpi dei diavoli.
CAPITANO. Si possono colpire, diceva fratello Marco, fino a
procurargli un gran dolore, se si percuotono fortemente sulla pelle. Ma come si
può fare, gli dissi, dal
momento che sono spiriti e non hanno un corpo né solido e né
composito? Si é che essi non hanno un corpo composito e che abbiano i
sensi.
Rimango sbalordito, diceva fratello Marco, come si possa ignorare
che in essi non vi sono né ossa né nervi, come nell’uomo
che ha sensi e spirito. E per ben che si colpiscano o feriscano i nervi sia che
si raffreddino sia che si faccia qualche altro male, il dolore procede come
spirito o vento che entra in un altro spirito. Perché un corpo reale e
composito non potrà mai procurar danno da sé medesimo:
così come colui che inspira e espira.
Perché dopo che un corpo è smembrato o morto, non
ha alcun sentimento fintanto sia privato di spirito e respirazione. Per questo
lo spirito diabolico che naturalmente è in tutto e per tutto sensibile in ogni parte, può essere
visto e udito e soffre i dolori del contatto se si ferisce, come se fosse
uguale a corpi solidi; mentre se i corpi [umani] ricevano dei tagli a malapena o per
niente possono guarire, diverso è se il diabolico è tagliato o
sfregiato, egli all’istante guarisce, come se si trattasse di particelle
di aria o di acqua che hanno urtato un corpo solido.
Benché questo tipo di spiriti vuole congiungersi, teme
moltissimo di essere colpito dalle punte aguzze di coltelli, spade e altri
oggetti di ferro e sono presi da spavento. Non ignari di ciò, i negatori
dei demoni, che non lasciano niente di intentato, forgiano aghi e pugnali o
punte acuminate con aste; coloro poi che li vogliono respingere, o attrarre
quando si avvicinano, inventano mille artifici, sia per scacciarli per
antipatia o perché contrari ai propri gusti, sia per attrarli per
simpatia per essere ad essi graditi.
Ecco cosa fratello Marco mi aveva detto toccando questo argomento
assai persuasivamente [!!!] (*).
*) Il termine “persuasivamente”
non si trova nella versione latina, arbitrariamente inserita dal traduttore francese Moreau
(il quale di arbitrarietà ne aveva commesse tante!); nel testo è
indicato il termine “probabiliter”
probabilmente!
Comunque sia, ciò che conta per noi e per tutti coloro che
intendono conoscere il contenuto di questo testo, è la conoscenza del suo contenuto, che purtroppo con
tanti latinisti e grecisti e professori di latino e greco che abbiamo in
Italia, non è mai stato tradotto nella nostra lingua, e a ciò si
riferiscono le due date che se guono il titolo, della prima traduzione in
latino di Marsilio Ficino e la seconda, della presente,
Per completezza, precisiamo che nella versione latina la frase,
diversamente tradotta da Moreau è del seguente tenore: Haec sunt de
daemonibus probabiliter, ut mihi quidem videtur, Marcus exposuit: Queste sono
le cose probabilmente compiute dai demoni, che Marco mi espose, così a
me sembra!
CHAP
XXIV
Quale scienza hanno i diavoli per pronosticare
o predire cose future.
T |
IMOTEO. Così, Capitano, voi dite che i diavoli hanno la
scienza di pronosticare e predire cose dell’avvenire, o no?
CAPITANO. Troppo bene mi disse [Marco], che hanno la scienza di pronosticare,
ma non la conoscenza intellettuale, né la scientifica ma solamente la
simbolica o concettuale. E perché per le cose che essi più
sovente predicono, tra tutti i diavoli materiali vi è una piccola e
flebile scienza di pronosticare, con cui non dicono nessuna verità o ben
poco.
TIMOTEO. Potete dunque avere l’agio di farmi un piccolo discorso
della loro scienza di pronosticare?
CAPITANO. Lo farei ben volentieri, se il tempo me lo permettesse,
ma è giunta l’ora di ritirarsi. Perché vedete come
l’aria che ci circonda è carica di nuvole che non vedono
l’ora di mandare giù la pioggia, dalla quale vi è pericolo
che se siamo più lungamente assisi in questo luogo e se non ritorniamo,
ben ci bagneremo e inzupperemo.
TIMOTEO. Dea! Che pensate di fare signor Capitano, di lasciare
tutto in sospeso e non completo?
CAPITANO. Vi supplico mio caro amico, di non chiedere di
più. Perché con l’aiuto di Dio, se mai ci incontreremo e ci
ritroviamo insieme, ricompenserò bene ciò che resta da dire, come
si dice comunemente con un proverbio sulle decime dei siracusani, non
sarà aggiunto niente altro al prezzo.
FINE